Dopo eventi che comportano una certa quantità di perdita, la condizione depressiva costituisce la normale risposta emotiva di ciascun individuo, così come eventi favorevoli come il superamento di un esame importante portano a sperimentare stati d’animo piacevoli e, a volte, di emotività espansa. Eppure, in certi casi, gli stati affettivi assumono dimensioni e attributi tali da renderli estranei alla comprensione del sentire comune, non più confrontabili con i comuni stati affettivi della vita di tutti i giorni. Sono questi i casi di patologia affettiva, nei quali lo stato d’animo viene a colorarsi di sentimenti affatto nuovi.
Nei casi più marcati è alquanto agevole riconoscere che ci troviamo di fronte a condizioni patologiche: la malattia maniaco – depressiva è uno dei disturbi mentali identificabili con maggiore consistenza nella pratica clinica e è uno dei più antichi, descritto nella Bibbia E riconosciuto fin dalle origini della medicina clinica. Nelle forme più gravi servono da caratteri distintivi la brusca rottura di continuità con le caratteristiche usuali, la presenza di segni e sintomi invalidanti sul versante vegetativo, psicomotorio e cognitivo. Non e raro la tendenza alla ricorrenza e alla positività dell’ anamnesi famigliare ( avere un parente di primo grado con patologia dell’ umore).
In sintesi i disturbi dell’ affettività si distinguono dalla normalità per i seguenti attributi:
carattere quantitativamente eccessivo, rispetto ai precedenti vissuti dell’ individuo: possono assumere una intensità ed una colorazione del tutto incommensurabile anche rispetto alle risposte agli avvenimenti maggiormente coinvolgenti emergono al di fuori di una evidente causa ambientale, oppure sono manifestazioni sproporzionate rispetto a questa.
nella affettività normale i cambiamenti contestuali riescono ancora a modificare gli stati interni, nella condizione patologica decorre in maniera indipendente : l’ambiente ed il contesto non hanno nessun potere sulla condizione affettiva. Ad esempio: anche la notizia più lieta, condizioni favorevoli non riescono ad intaccare la profondità dei sentimenti depressivi .
Analogamente, nella condizione di euforia o di mania l’individuo vedrà ogni cosa, anche la più sgradevole, in senso positivo ed il suo senso di benessere non è intaccato da niente e si avverte onnipotente di anzi ogni avvenimento. È questo il quadro clinico del paziente maniacale, apparentemente opposto dal paziente depresso, ma sostanzialmente accomunato a questo dalla stessa caratteristica basilare, l’impossibilità di modulare il proprio stato d’animo sulla base delle variazioni della realtà.
In questa chiave si comprende la differenza fondamentale tra i disturbi dell’umore e gli stati di tristezza o euforia normali.
L’ elemento cardine di distinzione sta proprio nella fissità del tono dell’umore .
La durata eccede di gran lunga qualsiasi stato affettivo ( mesi e mesi di condizione timica non modificabile)
La qualità del vissuto .
Nella depressione, ad esempio, viene riferita come caratterizzata da enormi sentimenti di vuoto e di immobilità ideativa e affettiva.
Nella mania, invece, idee e sentimenti affastellano, si confondono e portano a una sensazione angosciosa di incontrollabilità.
Presenza di sintomi vegetativi- somatici e cognitivi: la memoria e la capacità di concentrazione sono alterate, il sonno è gravemente compromesso insieme ad altre funzioni corporee, vi è scadimento delle condizioni fisiche generali, l’ideazione assume caratteristiche così peculiari da sconfinare talvolta nel delirio .